gruppi.jpg
pionieri.jpg

A ‘tu per tu’ con il maestro. Estratto di una pagina del diario di un’Amazzone – Cipolla

1627467955523Il pomeriggio del 9 luglio credo di aver sudato come se mi trovassi in un posto tropicale con una coperta di lana addosso. Alla fine dell’intervento di cui ora vi parlerò mi sono resa conto di essere felice e soddisfatta in modo direttamente proporzionale ai sali minerali che avevo perso.

Questa storia comincia all’inizio del mese di giugno del corrente anno, quando il prof. Saccu mi chiese di partecipare con lui all’evento di presentazione delle scuole di specializzazione in psicoterapia organizzato dall’Ordine degli Psicologi del Lazio. L’evento prevedeva che ogni scuola durante la propria presentazione, esponesse un caso clinico, ed è qui che il prof. mi ha chiesto di mettermi in gioco. Il primo pensiero che ho avuto è stato: “E adesso?! Cioè devo davvero partecipare con il prof. a questa cosa, parlare di psicoterapia ed essere video-registrata!?” Poco dopo quel “devo” è diventato un “voglio farlo”, poco dopo mi sono sentita lusingata dalla proposta del prof., poco dopo quando ho metabolizzato la richiesta ho sentito una gran voglia di fare ed organizzare l’intervento mio e del prof….. “Mio e del prof.” … altra riflessione riguardo questo evento è che l’intervento sarebbe stato MIO E DEL PROF., non del prof. a cui io avrei partecipato come spettatrice ma NOSTRO. Che meraviglia.

Deutero, il bambino e il cavallo: leggerezza e psicoterapia

immagine blog bisDesidero partire da una storia antica

L’Incontro

Ero entrato nella Scuola Romana di Psicoterapia Familiare per fare il colloquio di ammissione al primo anno del Corso di specializzazione. La segretaria mi fece accomodare in una stanza, dicendomi che il Professore (che io non avevo mai incontrato prima di allora) era in terapia, facendomi intuire che avrei dovuto attendere. Nella stanza trovai un bel bambino. Iniziammo subito a scambiarci sorrisi e a fare amicizia.

Dopo un po’ ci trovammo seduti per terra, l’uno a fianco dell’altro. Lui mi chiese se volessi giocare ai cowboy e agli indiani e non appena gli risposi di sì, mi disse con aria sbarazzina che avrei dovuto fare… il cavallo. Ormai avevo accettato, non potevo tirarmi indietro… e poi è risaputo che un adulto deve mantenere la parola data, soprattutto se la promessa è fatta a un bambino. Mi misi a quattro zampe, lui montò in groppa del suo improvvisato cavallo e via… più veloci del vento.

Il mio viaggio a Wonderland

00038 sabrina blogL’inizio di un’avventura

L’emozionante viaggio, scritto in queste righe, ha avuto inizio alla Scuola Romana di Psicoterapia Familiare con sede a Cagliari, una città vicino al mare caratterizzata da un clima mite e in cui spesso soffiano venti di maestrale, sollievo per la calura durante le afose giornate estive. Questo scritto parla di una Protagonista e dei suoi incontri, della sua storia e delle sue relazioni, ma ciascun personaggio appartiene ad un tempo e ad un luogo e non è necessario per il lettore affrettarne la conoscenza.

Cara Wilma ...

Cara Wilma Trasarti Sponti,
non abbiamo avuto tempo di salutarci e te ne sei andata in silenzio in questa epoca che ci costringe ad essere eremiti.
Tra tutti eri la più storica e senza barriere di sovrastrutture, hai dato senso all’amicizia, al rispetto e apprezzamento reciproco personale e professionale.
Nel regalarmi i libri di Milton Erickson, tu esperta anche di ipnosi, dicevi che io avevo una voce ipnotica e ci ridevamo insieme.
Sei stata sempre presente con i nostri ospiti stranieri con la tua capacità di trasmettere non solo parole quando traducevi ma anche emozioni, l’emozione che provo e proviamo quanti della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare ti hanno conosciuta è di un grande dolore con una sensazione di perdita che solo il ricordo dei momenti più belli passati insieme può riempire.
Ti abbracciamo tutti.
Carmine

Diario di bordo di una Migrante: considerazioni notturne di un’apprendista terapeuta alla Stazione Tiburtina

Foto Planamente Marzia Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore.

Si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano…”

Rainer Maria Rilke

Rileggendo questa tesi mi sono accorta di quanto questo diario di bordo sui miei quattro anni di training formativi e di vita segua un flusso di coscienza che asseconda il guizzo delle emozioni e il loro movimento tumultuoso. Le risonanze sono tante e balenano nella testa in tutto il loro luccichio incantatore, come la danza di argentei salmoni su placidi ruscelli.

Comprendo bene, forse solo ora, quanto la mia quasi incosciente scelta di iniziare un percorso formativo in psicoterapia, così lontano dai miei iniziali convincimenti di intraprendere la carriera di psicologa giuridica e criminologa alla ricerca della Verità e del Colpevole, del Giusto e Sbagliato, del Buono e del Cattivo, delle classificazioni e categorizzazioni, sia stata la migliore scelta che abbia mai potuto fare.

“La regina dei ghiacci si veste a pois”

diploma 01 maggio 2020“Ogni viaggio inizia con un passo”, e spesso si prendono strade imprevedibili.

All’inizio del training il controllo e la verità mi sembravano l’unica strada da percorrere verso quello che pensavo potesse avere il valore di un senso assoluto. La mia capacità di razionalizzare, il mio emisfero sinistro, mi stavano accompagnando, potenti, in quello che mi sembrava un irrinunciabile sostegno. Guidata da, e alla continua ricerca di, fili logici che corrispondessero all’assoluto criterio della “Verità”. La scuola di formazione in psicoterapia rappresentava nelle mie aspettative un posto dove “lavorare” per trovare quella verità. Il gruppo sarebbe stato testimone partecipe di questo processo. Non avevo idea che il gruppo, diventando “gruppo di appartenenza” avrebbe rappresentato quella che viene definita “matrice”, che ha reso possibile il vivere un’esperienza emotiva, attraverso la quale è passato il mio processo di apprendimento. Sorprendentemente differente da quello che mi sarei aspettata.

IO CHE VOLEVO UNA SCUOLA COGNITIVO COMPORTAMENTALE

Quattro anni di incontri ed incastri: l’esperienza del training

È il 9 gennaio 2017, sono al pc ad ipotizzare l’ultima parte di questo elaborato. La Tv dà la notizia della morte di Zygmunt Bauman[1], e sento una frase che appunto. “La comprensione nasce dalla capacità di gestire. Ciò che non siamo in grado di gestire ci è «ignoto»; e l'«ignoto» fa paura. La paura è un altro nome che diamo al nostro essere senza difese. Nulla accade per caso, mi dico, anche stavolta. La mia storia con “le famiglie”, con la formazione in terapia familiare è stata ricca proprio di quella paura dell’ignoto, dando origine a momenti di contrasto, crisi, errori, collusione, storia.  È stato – ed è - un divenire, non scevro di momenti difficili, andati di pari passo con gli imprevisti che ho affrontato durante il training di formazione. 

Riflessioni allo Specchio

“Oh, pensa a come sarebbe bello se potessimo passare attraverso lo specchio! Sono sicura che ci sono delle cose bellissime là dentro! Facciamo che ci sia un modo per passarci attraverso, facciamo che sia diventato tutto come un leggero velo di nebbia...ma guarda...si trasforma! Sarà facile passare adesso!” Lewis Carroll

Il caso che ho deciso di trattare nella mia tesi di specializzazione non lo ritengo un caso di particolare interesse, se non per noi che vi eravamo coinvolti, il motivo per cui l’ho scelto è l’importanza che ha avuto per me.
Ho scelto questo caso perché è indicativo di un processo di cambiamento che ha iniziato a svilupparsi in me nel corso del training, di ciò che reputo, per me, essere l’insegnamento più prezioso ricevuto, e ciò che, a mio avviso, costituisce il marchio distintivo della Scuola romana di Psicoterapia Familiare, dove ho svolto gli ultimi tre anni di training: l’attenzione e il lavoro sul sé del terapeuta attraverso la connessione emotiva.

“NON C’È APPRENDIMENTO SENZA RELAZIONE”

“Non c’è apprendimento senza relazione” è la frase che la dottoressa Centrella mi disse durante un training e che per me rappresenta simbolicamente l’inizio del mio processo formativo personale e di apprendimento. Fino a quel momento aveva dominato una certa diffidenza, il fastidio per la confusione, la distanza difensiva soprattutto verso alcuni docenti. Da quel momento le cose hanno cominciato a cambiare. Ho capito nel tempo perché.

Ricordo la forza con cui mi arrivarono quelle parole. A qualche livello in quel momento devo essermi detta che se non accettavo di essere in relazione non avrei imparato nulla. E a imparare ci tenevo eccome! Devo essermi detta che il rischio faceva parte del gioco. Che se volevo giocare avrei dovuto abbassare le difese.

Estratto di una tesi

La storia rappresenta un concetto chiave nella terapia sistemica. Ogni famiglia ha la propria storia, ogni membro familiare ha la propria storia, ma anche ogni terapeuta ha una propria storia, ed è la propria storia che lo guida nell'osservazione, nell'agire in terapia, nella conduzione della terapia, nel proprio lavoro terapeutico.

Avevo 30 anni quando ho intrapreso il percorso formativo come psicoterapeuta familiare nella Scuola Romana di Psicoterapia Familiare.

Laureata da 3 anni con una tesi sperimentale sul Bonding (la prima relazione madre-bambino), avevo fino a quel momento coltivato il mio interesse per il sostegno alla genitorialità e fatto numerose esperienze a riguardo, e frequentato anche un corso triennale di counselling in approccio dinamico-integrato.