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Cara Wilma ...

Cara Wilma Trasarti Sponti,
non abbiamo avuto tempo di salutarci e te ne sei andata in silenzio in questa epoca che ci costringe ad essere eremiti.
Tra tutti eri la più storica e senza barriere di sovrastrutture, hai dato senso all’amicizia, al rispetto e apprezzamento reciproco personale e professionale.
Nel regalarmi i libri di Milton Erickson, tu esperta anche di ipnosi, dicevi che io avevo una voce ipnotica e ci ridevamo insieme.
Sei stata sempre presente con i nostri ospiti stranieri con la tua capacità di trasmettere non solo parole quando traducevi ma anche emozioni, l’emozione che provo e proviamo quanti della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare ti hanno conosciuta è di un grande dolore con una sensazione di perdita che solo il ricordo dei momenti più belli passati insieme può riempire.
Ti abbracciamo tutti.
Carmine

Diario di bordo di una Migrante: considerazioni notturne di un’apprendista terapeuta alla Stazione Tiburtina

Foto Planamente Marzia Lascia che tutto ti accada: bellezza e terrore.

Si deve sempre andare: nessun sentire è mai troppo lontano…”

Rainer Maria Rilke

Rileggendo questa tesi mi sono accorta di quanto questo diario di bordo sui miei quattro anni di training formativi e di vita segua un flusso di coscienza che asseconda il guizzo delle emozioni e il loro movimento tumultuoso. Le risonanze sono tante e balenano nella testa in tutto il loro luccichio incantatore, come la danza di argentei salmoni su placidi ruscelli.

Comprendo bene, forse solo ora, quanto la mia quasi incosciente scelta di iniziare un percorso formativo in psicoterapia, così lontano dai miei iniziali convincimenti di intraprendere la carriera di psicologa giuridica e criminologa alla ricerca della Verità e del Colpevole, del Giusto e Sbagliato, del Buono e del Cattivo, delle classificazioni e categorizzazioni, sia stata la migliore scelta che abbia mai potuto fare.

“La regina dei ghiacci si veste a pois”

diploma 01 maggio 2020“Ogni viaggio inizia con un passo”, e spesso si prendono strade imprevedibili.

All’inizio del training il controllo e la verità mi sembravano l’unica strada da percorrere verso quello che pensavo potesse avere il valore di un senso assoluto. La mia capacità di razionalizzare, il mio emisfero sinistro, mi stavano accompagnando, potenti, in quello che mi sembrava un irrinunciabile sostegno. Guidata da, e alla continua ricerca di, fili logici che corrispondessero all’assoluto criterio della “Verità”. La scuola di formazione in psicoterapia rappresentava nelle mie aspettative un posto dove “lavorare” per trovare quella verità. Il gruppo sarebbe stato testimone partecipe di questo processo. Non avevo idea che il gruppo, diventando “gruppo di appartenenza” avrebbe rappresentato quella che viene definita “matrice”, che ha reso possibile il vivere un’esperienza emotiva, attraverso la quale è passato il mio processo di apprendimento. Sorprendentemente differente da quello che mi sarei aspettata.

IO CHE VOLEVO UNA SCUOLA COGNITIVO COMPORTAMENTALE

Quattro anni di incontri ed incastri: l’esperienza del training

È il 9 gennaio 2017, sono al pc ad ipotizzare l’ultima parte di questo elaborato. La Tv dà la notizia della morte di Zygmunt Bauman[1], e sento una frase che appunto. “La comprensione nasce dalla capacità di gestire. Ciò che non siamo in grado di gestire ci è «ignoto»; e l'«ignoto» fa paura. La paura è un altro nome che diamo al nostro essere senza difese. Nulla accade per caso, mi dico, anche stavolta. La mia storia con “le famiglie”, con la formazione in terapia familiare è stata ricca proprio di quella paura dell’ignoto, dando origine a momenti di contrasto, crisi, errori, collusione, storia.  È stato – ed è - un divenire, non scevro di momenti difficili, andati di pari passo con gli imprevisti che ho affrontato durante il training di formazione. 

Riflessioni allo Specchio

“Oh, pensa a come sarebbe bello se potessimo passare attraverso lo specchio! Sono sicura che ci sono delle cose bellissime là dentro! Facciamo che ci sia un modo per passarci attraverso, facciamo che sia diventato tutto come un leggero velo di nebbia...ma guarda...si trasforma! Sarà facile passare adesso!” Lewis Carroll

Il caso che ho deciso di trattare nella mia tesi di specializzazione non lo ritengo un caso di particolare interesse, se non per noi che vi eravamo coinvolti, il motivo per cui l’ho scelto è l’importanza che ha avuto per me.
Ho scelto questo caso perché è indicativo di un processo di cambiamento che ha iniziato a svilupparsi in me nel corso del training, di ciò che reputo, per me, essere l’insegnamento più prezioso ricevuto, e ciò che, a mio avviso, costituisce il marchio distintivo della Scuola romana di Psicoterapia Familiare, dove ho svolto gli ultimi tre anni di training: l’attenzione e il lavoro sul sé del terapeuta attraverso la connessione emotiva.

“NON C’È APPRENDIMENTO SENZA RELAZIONE”

“Non c’è apprendimento senza relazione” è la frase che la dottoressa Centrella mi disse durante un training e che per me rappresenta simbolicamente l’inizio del mio processo formativo personale e di apprendimento. Fino a quel momento aveva dominato una certa diffidenza, il fastidio per la confusione, la distanza difensiva soprattutto verso alcuni docenti. Da quel momento le cose hanno cominciato a cambiare. Ho capito nel tempo perché.

Ricordo la forza con cui mi arrivarono quelle parole. A qualche livello in quel momento devo essermi detta che se non accettavo di essere in relazione non avrei imparato nulla. E a imparare ci tenevo eccome! Devo essermi detta che il rischio faceva parte del gioco. Che se volevo giocare avrei dovuto abbassare le difese.

Estratto di una tesi

La storia rappresenta un concetto chiave nella terapia sistemica. Ogni famiglia ha la propria storia, ogni membro familiare ha la propria storia, ma anche ogni terapeuta ha una propria storia, ed è la propria storia che lo guida nell'osservazione, nell'agire in terapia, nella conduzione della terapia, nel proprio lavoro terapeutico.

Avevo 30 anni quando ho intrapreso il percorso formativo come psicoterapeuta familiare nella Scuola Romana di Psicoterapia Familiare.

Laureata da 3 anni con una tesi sperimentale sul Bonding (la prima relazione madre-bambino), avevo fino a quel momento coltivato il mio interesse per il sostegno alla genitorialità e fatto numerose esperienze a riguardo, e frequentato anche un corso triennale di counselling in approccio dinamico-integrato.

L'incontro con il nuovo

Ma con te non mi comporto in modo logico:

solo in modo follemente logico.

E non voglio nemmeno aspettare perchè il tempo con te è diverso.

 E’ circolare, e ogni momento si trova esattamente

 alla stessa distanza dal centro.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello

VOLEVO TANTO TRATTARE UNA FAMIGLIA ANORESSICA (ma dovevo imparare ad elaborare il lutto)

Non esistono osservatori puri,

pertanto l’osservatore

 deve osservarsi e comprendersi

proprio mentre

 compie la propria osservazione

Edgar Morin

Cos’è che ci guida nelle scelte importanti della nostra esistenza?  L’inconscio, gli eventi, la sorte o il libero arbitrio? Forse tutto questo insieme oppure  a volte l’uno a volte l’altro.

Più volte ho espresso il mio soddisfacimento per la scelta della Scuola Romana di Terapia Familiare, dal colloquio motivazionale alla fine del training è stato un crescendo di esperienze e di emozioni. È stata una scelta fatta con la “pancia” ma la relativa  “testa”  vi si è collegata perfettamente.

GIOCANDO IN TERAPIA: LE MASCHERE E I REGALI DI M.

FB IMG 1593672744019In “Tempo e mito nella psicoterapia Familiare” Andolfi scrive della difficoltà che può

incontrare un terapeuta nell’introdurre il gioco all’interno della terapia, una difficoltà

attribuita alla probabile fatica di riportare la comprensione di situazioni emotive su un piano

di rappresentazione in seduta: per comprendere è necessaria una complessa azione mentale

di astrazione del dato riferito verbalmente, mentre “nella rappresentazione ludica di questo

è implicito un elemento di finzione che permette di “drammatizzare” in parole e azioni

desideri, paure ed esperienze dolorose.