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Son venditore d’acqua perciò non mi spaventa il fuoco

FB IMG 1593188517982Sii paziente verso tutto ciò
che è irrisolto nel tuo cuore e
cerca di amare le domande, che sono simili a
stanze chiuse a chiave e a libri scritti
in una lingua straniera.
Non cercare ora le risposte che possono esserti date
poiché non saresti capace di convivere con esse.
E il punto è vivere ogni cosa. Vivere le domande ora.
Forse ti sarà dato, senza che tu te ne accorga,
di vivere fino al lontano
giorno in cui avrai la risposta.

Rainer Maria Rilke (da Lettera ad un giovane poeta)

La scelta dell’itinerario

P1000767 BWPiena di entusiasmo e di voglia di sapere (sapere come, non sapere cosa), ho diretto le mie ricerche sulle scuole di terapia familiare. Ho fatto diversi colloqui in alcune di esse, in ultimo nella Scuola Romana di Terapia Familiare. Dulcis in fundo, è il caso di dirlo. Già durante le ricerche via web avevo indirizzato la mia preferenza verso di essa, attratta dalla maggiore quantità di ore di training  rispetto a quelle di lezioni teoriche. Avevo bisogno di sperimentarmi, di vivere ciò che studiavo direttamente sulla pelle e nello stomaco, e i training mi sembravano i più adatti allo scopo. La scelta definitiva è avvenuta solo il giorno del colloquio di selezione.

Innanzitutto sono stata conquistata dalla sede. Non appena sono entrata ho avuto la sensazione di fare ingresso nella casa di qualcuno, non in un’“accademia”, e la cosa mi sembrava fare il paio con il fatto che lì si trattasse di famiglie. Quell’ambiente caldo e accogliente mi sembrava pieno di memoria e privo delle sovrastrutture legate a quelli che io ho sempre considerato criteri di “apparenza” tipici delle sedi di formazione: ordine, asetticità, freddezza, luci al neon, cattedre, sedie disposte in file lineari. Avevo la sensazione che lì regnasse una sorta di caos creativo, (ora lo definirei un ordine diverso creativo) con i mobili storti, le luci calde, senza cattedre, con le sedie disposte in circolo, era come se quel luogo rompesse con tutto quello a cui ero abituata e che mi aspettavo di trovare, traghettandomi verso una dimensione spaziale e psicologica nella quale io potessi rispecchiarmi e stare comoda. Le segretarie mi hanno fatto accomodare in una sala d’attesa  e dopo pochi minuti il Prof. Saccu in persona è venuto a chiamarmi.

Contributo alle giornate di studio SRPF 18-19-20 ottobre 2019

paolo bucciVorrei intanto sottolineare un apprezzamento alle sollecitazioni rappresentate dalle righe che Il prof. Saccu ci ha inviato come stimolo al nostro incontro.
In particolare vorrei evidenziare il riferimento all’atteggiamento che viene esortato che consiste nel valutare e rispettare le idee e le teorie che scegliamo di usare per il loro valore reale e pratico, indipendentemente dalla loro provenienza. Le certezze ideologiche ed il settarismo sono estranei a questo atteggiamento, tuttavia non si tratta di una accomodamento eclettico alle varie teorie bensì bisogna contrastare questo rischio, ciò richiede molta disciplina ed onestà intellettuale. Questo è quanto si richiede ad un funzionamento di una mente indipendente.

Nella illusione o nella consapevolezza di essere una mente indipendente ho provato ad utilizzare le domande che seguivano ed ho avuto una certa difficoltà. Lungi da voler rispondere alle domande indicate dal Prof. Saccu come per un esame, notavo che queste domande scaturivano da un punto di vista sicuramente apprezzabile ma poco chiaro.

Creatività del terapeuta: come ho integrato la terapia sistemico relazionale e l’arte terapia

PHOTO 2020 06 16 07 08 11Sin da quando sono entrata nella Scuola Romana di psicoterapia familiare ho cominciato a svolgere un lavoro di connessione e integrazione tra i due approcci epistemologici che amo di più e che mi permettono di vivere con piacere il lavoro che svolgo: l’arte terapia e la psicoterapia sistemico relazionale.

Due strade riabilitative che ho percorso approfonditamente fino ad arrivare, oggi, ad una integrazione che ha portato risultati molto positivi in terapia.

Entrambi gli approcci presentano la meravigliosa caratteristica della trasversalità, favorendo un intervento duttile. Richiedono, però, al terapeuta una caratteristica imprescindibile: la flessibilità. Ho lavorato molto con me e su di me per poter arrivare al mio attuale stile di intervento e amo spiegare questo mio processo utilizzando le parole di Carmine Saccu: “Vedi – disse Ha Tok – com’è importante rallentare il tempo. In Amazzonia due fiumi si incontrano differenti per colore e temperatura, camminano insieme per 15 miglia, ciascuno mantenendo il suo colore, per poi mescolarsi. Questo era il tempo necessario perché tu integrassi in maniera coerente due vissuti esperienziali scissi perché diversi sono i fiumi epistemologici”.

I miti sono attuali e si ripetono nel tempo

260px Brogi Carlo 1850 1925 n. 8226 Certosa di Pavia Medaglione sullo zoccolo della facciataLa mitologia narra che Castore e Polluce erano due gemelli nati dalla stessa madre, ma da padri diversi; uno dei quali era immortale e l’altro mortale. Polluce era dunque immortale, mentre Castore, nato da un mortale era anch’esso mortale. Fu infatti ucciso in combattimento.

Polluce, dice il mito, rimasto solo visse quella perdita con un dolore così grande e insopportabile da chiedere a Zeus di poter lui stesso diventar mortale e poter così ricongiungersi all’amato fratello che dimorava ormai nell’Ade.

Zeus, dio di tutti gli dei, sapeva che la richiesta di Polluce non poteva essere esaudita perché non si poteva rendere mortale ciò che era immortale, ma sensibile della sofferenza, trasformò i due gemelli Castore e Polluce in due stelle perché potessero stare insieme vicini in eterno.

Considerazioni sul "mondo fuori lo studio". Lo psicoterapeuta Sistemico Relazionale in epoca post moderna.

image001Convegno SIPPR Milano 24-25 Maggio 2018

La terapia sistemico relazionale è nata dalla ricerca di risposte per pazienti che vivevano contesti culturali, familiari e politici molto diversi da quelli in cui le osservazioni e i conseguenti interventi dei primi psicoanalisti avevano mosso i loro passi. Nasceva dal bisogno di adeguare le risposte terapeutiche alle caratteristiche psicosociali dei pazienti che in quei contesti e non in altri avevano sviluppato il disagio o la patologia. Oggi, dopo alcuni decenni, il rischio anche per noi diventa quello di sedersi sulle proprie consolidate certezze, su prassi ed interpretazioni nate in momenti e contesti che si stanno scollando progressivamente da quelle in cui i nostri nuovi pazienti vivono.

Dopo il periodo pionieristico in cui forte era l'impatto di questo nuovo e ampliato modo di leggere i significati dei sintomi viviamo una fase in cui il focus é stato piú sul consolidamento talvolta frammentario di sottomodelli e di tecniche specifiche che sul trasmettere la propria forte epistemologia, data spesso troppo per implicita ed in assenza ancora di un apparato teorico forte sul modo generale in cui si sviluppa la patologia, sebbene i contributi di Smith Benjamin e Luigi Canrcrini muovano un grosso passo in avanti. Il terapeuta sistemico-relazionale così viene spesso ridotto ad un terapeuta familiare, perdendo di vista la ricchezza di un modello che è qualcosa di più e di diverso dal setting o dalla convocazione, a maggior ragione in un'epoca in cui non è più un tabù per molti terapeuti di diverso indirizzo vedere le famiglie. Diventa perciò cruciale ricordare che il setting familiare nel modello sistemico nasce da un bisogno di efficacia del trattamento terapeutico che per primi abbiamo colto ma che nel frattempo è diventato patrimonio comune di molti indirizzi. La differenza sta però nel modo con cui si legge quanto avviene in seduta. In tal senso è utile ricordare che già Bowlby alla Tavistock Clinic aveva iniziato a vedere le  famiglie, ma le intuizioni sistemiche erano troppo distanti dalla sua chiave di lettura ed il risultato era certo qualcosa di assai diverso da ciò che la terapia familiare in chiave sistemica è e produce.

Lettera aperta a Franco Basaglia - XL Anniversario della Legge 180

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Caro Franco Basaglia,

Eri e sarai sempre un mito e come tutti i miti l'incontro della storia ufficiale e degli aneddoti che fanno parte del “non detto”, aiutano a umanizzare la persona.

La tua parte profondamente umana è ciò che più mi avvince e mi avvicina a te perché è stata il motore di tutte le tue scelte di vita e professionali.

Comincerei quindi da questo aspetto che è all'interno di una visione dell'uomo e del mondo che il filosofo Arne Naess avrebbe detto di una “ecologia profonda”, tesa al benessere delle persone e con un occhio attento al futuro perché le scelte non ricadano negativamente sulle generazioni future.

La mia conoscenza di te è indiretta perché mai abbiamo parlato o scambiato opinioni.

L'incontro è stato promosso dall'entusiasmo degli specializzandi di Neuropsichiatria Infantile dell'Università di Roma che mordevano il freno dinanzi ad una formazione che veniva prevalentemente indirizzata ad una lettura psicodinamica dei sintomi.

La Terza Cibernetica tra la semplicità inquietante di Trump e la complessità inquieta del terapeuta

 

104 2Basate sulla scienza, Basate sull’evidenza, Vulnerabilità, Diritto, Diversità, Feto, Transessuale: Donald Trump, il Presidente degli Stati Uniti, ha proibito al Center for disease control and prevention, la massima autorità sanitaria del Paese che governa, l’uso di queste sette frasi e parole. Una vera e propria blacklist sottoposta agli uomini di scienza statunitensi. Ogni considerazione basata sull’evidenza di questa proscrizione linguistica si propone come sospesa tra la tragedia, che a qualcuno potrebbe derivare dal ricordo dei tragici tempi andati del Ministero della Cultura Popolare di mussoliniana memoria, e la comica, che indurrebbe a seppellire la vicenda sotto il peso beffardo di una grassa risata. Ma dal momento che il provvedimento di Trump mira a limitare il dibattito intorno a temi scientifici delicati e innovativi, in particolare riferiti a bioetica e diritti civili, è necessario riflettere su chi e cosa la vicenda esprime.

Sotto il cielo di Aquisgrana

IMG 20171012 103400 9491BISPICCOLOFinito la specialistica mi trasferisco in Germania senza sapere che il tirocinio post-laurea, quello che ti permette di accedere all’esame di stato, all’estero non si puo’ fare… o almeno, l’ Universita’ non ha accolto la mia richiesta. La soluzione che si prospettava era l’inevitabile ritorno in Italia con tutto quello che di negativo costava per me.

Le speranze sembravano finite, quando, per puro caso trovai un volantino; la mia salvezza. In quelle poche righe scritte sul foglio intravedevo una beata speranza di riuscire a risolvere la mia “situazione formativa” e cosi’ mi decido, contatto con una email la psicoterapeuta chiedendole di poterci incontrare.

Quando incontrai quell’angelo biondo, di nome Tiziana, era una giornata senza sole, come al solito nella Nordrhein-Westfalen, a cui ancora io, campana doc, non ero abituata, e per dirla tutta, questa abitudine non e’ mai arrivata. Mi parlava di triangoli, di Bowen, Minuchin, differenziazioni, invischiamento e a me sembrava di sognare.

Mi racconta di una scuola dove lei stessa si e’ formata che poteva accogliermi come tirocinante. E fu cosi’ che conobbi Via Reno, la Scuola Romana di Psicoterapia Familiare, il Prof. Carmine Saccu con la sua cagnolina Lola e un imbuto.

SALVADOR MINUCHIN UN MAESTRO E UN AMICO Prof Carmine Saccu

IMG 4651Caro Sal... Te ne sei andato in silenzio, triste per la perdita di Pat ma anche contento di riunirti a lei, dopo una vita vissuta insieme... Era l’aprile del 1974 quando ti conobbi a Philadelphia con Maurizio Andolfi.  Con il tuo libro “Famiglie e Terapie della famiglia” appena pubblicato, tornai a Roma per rivederti il 24 maggio, presso il Centro di Terapia Relazionale da Cancrini. Un’ emozione che ha lasciato un segno nella mia vita. Mai avrei pensato di diventare oltre tuo allievo anche tuo amico. Ci ritrovammo a scorrazzare per Roma di notte cantando al “Cabanon” il folklore argentino di Atahualpa Yupanqui e a visitare i Nuraghi e i resti punico- romani in Sardegna. E tu, sorpreso di poter fare il bagno a novembre...Due mesi passati con te a Roma assetati del tuo sapere e poi ancora convegni e congressi, in tutte le parti del mondo. San Pietro ti ha dato una vita lunga perché potessi stare ancora più con noi e noi abbiamo bevuto alla tua fonte fino alla fine. Sei stato un padre e un nonno accogliente e di un umanità straordinaria. Faccio fatica a scegliere, tra le miriadi di immagini, quelle che voglio richiamare in queste parole scritte, tra i tanti momenti condivisi lungo la nostra vita, con Pat, Marianne, Manuel e poi Lola. La visita ai giardini di Monet vicino Parigi o a Bracciano al castello degli Odescalchi, o perdendoci tutti quanti insieme per le vie, in lunghe passeggiate davanti ai tuoi occhi curiosi.