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L'incontro con il nuovo

Ma con te non mi comporto in modo logico:

solo in modo follemente logico.

E non voglio nemmeno aspettare perchè il tempo con te è diverso.

 E’ circolare, e ogni momento si trova esattamente

 alla stessa distanza dal centro.
David Grossman, Che tu sia per me il coltello

VOLEVO TANTO TRATTARE UNA FAMIGLIA ANORESSICA (ma dovevo imparare ad elaborare il lutto)

Non esistono osservatori puri,

pertanto l’osservatore

 deve osservarsi e comprendersi

proprio mentre

 compie la propria osservazione

Edgar Morin

Cos’è che ci guida nelle scelte importanti della nostra esistenza?  L’inconscio, gli eventi, la sorte o il libero arbitrio? Forse tutto questo insieme oppure  a volte l’uno a volte l’altro.

Più volte ho espresso il mio soddisfacimento per la scelta della Scuola Romana di Terapia Familiare, dal colloquio motivazionale alla fine del training è stato un crescendo di esperienze e di emozioni. È stata una scelta fatta con la “pancia” ma la relativa  “testa”  vi si è collegata perfettamente.

GIOCANDO IN TERAPIA: LE MASCHERE E I REGALI DI M.

FB IMG 1593672744019In “Tempo e mito nella psicoterapia Familiare” Andolfi scrive della difficoltà che può

incontrare un terapeuta nell’introdurre il gioco all’interno della terapia, una difficoltà

attribuita alla probabile fatica di riportare la comprensione di situazioni emotive su un piano

di rappresentazione in seduta: per comprendere è necessaria una complessa azione mentale

di astrazione del dato riferito verbalmente, mentre “nella rappresentazione ludica di questo

è implicito un elemento di finzione che permette di “drammatizzare” in parole e azioni

desideri, paure ed esperienze dolorose.

L’approccio sistemico-relazionale simbolico-esperienziale….secondo me

IMG 20200706 WA0005Il vasaio vecchio offre al vasaio giovane il suo pezzo migliore.

Il vasaio giovane non conserva quel vaso perfetto per

contemplarlo e ammirarlo ma lo butta per terra,

lo rompe in mille pezzi, raccoglie i pezzetti e li incorpora alla sua argilla.

(E. Galeano, 1940)

Cronache di Narnia

Carissimo Prof.  Carmine Saccu,

non le nascondo che non è facile raccontare in qualche riga quello che rappresenta per me la relazione con la Scuola Romana di Psicoterapia Familiare, un insolito e stravagante posto che oltrepassa ogni possibile aspettativa, nel quale, varcando un classico portone di palazzo romano, molto similmente a ciò che avviene nell’armadio delle Cronache di Narnia, si ha l’impressione di entrare in un luogo-non luogo, concreto e al tempo stesso onirico, in cui puoi incontrare spaventapasseri, porte verdi, panchine e lampioni, e uno strano signore simile a un personaggio surreale, occhi penetranti, baffi bianchi, che racconta storie fantasiose e intriganti con una voce ipnotica… per me da subito è diventato Il favoloso mondo di Via Reno e da allora non è stato più possibile farne a meno.

“Una lettera sistemico – relazionale – simbolico – esperienziale”

1maggio PsicoterapeutaCara Me, cara Claudia, di solito le lettere vengono scritte indirizzandole a terze persone, ad un qualcuno che non siamo noi, questa volta però chi scrive sta scrivendo a sé stessa, o meglio io sto scrivendo a me stessa; alla me allieva e alla me in veste da psicoterapeuta. Il cuore di questo lavoro è la sintesi di un processo, del mio processo, di evoluzione, di crescita, di maturità, non solo a livello professionale ma soprattutto umano, intimo, personale. E’ la sintesi non tanto di come dovrebbe essere uno psicoterapeuta, ma di come io sento di poter essere psicoterapeuta.

Ricordo di essermi cosi domandata quale fosse la mia priorità in quello che sarebbe diventato il lavoro della mia vita, immaginandomi con i panni di un ipotetico paziente, riflettendo su cosa mi avrebbe fatta sentire accolta anche su una sedia scomoda piuttosto che non compresa su una bella poltrona morbida. Da paziente avrei desiderato avere seduto davanti a me non tanto un Dottore con una valigetta piena di strumenti o con un bell’abito ma un Dottore dove il protagonista non fosse la sua valigetta o il suo abito. Avrei voluto una persona che nel guardarmi mi vedesse persona. Persona è come mi sono sentita quando per la prima volta ho messo piede nell’aula principale della Scuola Romana di Psicoterapia Familiare.

I miei ricordi nella SRPF

Decido di iniziare la scuola in un momento in cui penso di investire sulla mia professionalità e quasi per caso faccio domanda in questa scuola. Dopo un paio di settimane vengo convocata dal prof. Saccu che, con le sue domande e le sue ipotesi stravaganti, mi cattura subito…

I docenti dei primi due anni sono il prof. Saccu, la dott.ssa La Mesa e la dott.ssa Cotton; al terzo anno alla dott.ssa Cotton subentra il dott. Bucci: quattro pilastri che con quattro modalità diverse hanno agito e “mosso” il mio/nostro sistema di credenze.

La presentazione del mio genogramma a scuola con il prof. Saccu ha facilitato la comprensione di alcune dinamiche familiari che erano presenti nella mia mente, esplicitandole e rendendole materiale su cui “lavorare”. Il supporto del professore mi ha chiarito alcuni dettagli che non riuscivo a inquadrare bene nella mia storia familiare.

Into the wild: Considerazioni di un viaggio nell’Esperienziale

MGMT: “Kids”

You were a child

Crawling on your knees toward it

Making momma so proud

But your voice is too loud.

Control yourself

Take only what you need from it

A family of trees wanting

To be haunted.

L’ingresso nella scuola e il processo di formazione nel gruppo

Foto Rosaria CampisiHo avuto la fortuna di scoprire il modello sistemico relazionale in occasione dell’esame di Stato. Ne rimasi subito entusiasta e pensai che nel momento in cui avessi deciso di iscrivermi ad una scuola di specializzazione, avrei scelto quel modello.

Pensai che un pensiero sistemico ispirato alla complessità si sposava perfettamente con il mio modo di essere e con la mia visione delle cose. Ma oggi posso aggiungere, che probabilmente c’era anche la voglia di capire il funzionamento della mia famiglia.

E fu così che nel dicembre 2006 mi recai in Via Reno per sostenere il colloquio di selezione. Incontrai la Dott.ssa Raschellà che con il suo modo accogliente mi fece subito sentire a mio agio. La Dott.ssa mi fece capire tra le righe che il colloquio era andato bene, ma c’era un problema: nella sede di Roma non c’erano più posti, per cui le alternative sarebbero state attendere per l’iscrizione l’anno successivo o optare per la sede di Napoli.

DALL'ARCOBALENO AL CUBO DI RUBIK VIAGGIO ALLA RICERCA DEI COLORI

IMG 9569Il punto di partenza

L’iscrizione alla Scuola Romana di Psicoterapia Familiare è stata per me il punto di approdo di un percorso che durava da tanti anni e che aveva visto il periodo dell’università trascorrere senza molto entusiasmo, con molta curiosità, ma con poco trasporto per la professione che avevo scelto. Ciò dipendeva dal fatto che la facoltà alla quale mi ero iscritta aveva un’impronta quasi esclusivamente psicodinamica ed io facevo molta fatica ad accostarmi e a comprendere (e questo parlava di me) un modello poco concreto, che aveva la pretesa di osservare e conoscere il mondo interno delle persone. Poi, durante la preparazione di un esame, ho incontrato l’approccio sistemico – relazionale ed è stato per me come lo schiudersi di un universo: finalmente veniva preso in considerazione il mondo reale, con tutti i personaggi che lo popolano e con le modalità che gli individui hanno di rapportarsi ad essi. È stato come una grossa boccata d’aria dopo una lunghissima apnea, rappresentava la sensazione di recuperare la libertà, di poter pensare in un modo del tutto nuovo alle persone e alle loro difficoltà, poiché la patologia non era più insita nella natura dell’individuo, ma costituiva una modalità di espressione, per quanto inconsapevole e dolorosa. Ciò mi permise di trovare il mio senso a quella che sarebbe stata la mia professione, così scelsi la Scuola Romana.